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La parabola di questo pittore di fede caravaggesca non è dissimile da quella di altri suoi colleghi nordici, i quali, una volta esaurita l'esperienza romana, si spingevano nei centri periferici dello Stato pontificio alla ricerca di incarichi e commissioni. Ma a differenza di molti altri artisti rimasti purtroppo anonimi, la vita di Jan van Beyghem, alias Giovanni Vangembes, emerge con forza dalla documentazione, grazie ad un lungo e approfondito scavo archivistico compiuto dall'autrice negli archivi della città natale del pittore, Malines, e in quelli della città di adozione dove egli visse per la maggior parte della sua vita e dove le sue opere sono ancora conservate, Ferrara. La vita di questo artista non eccelso, figlio di un tagliatore di diamanti originario di Anversa, è rocambolesca come la sua pittura, un caravaggismo di sapore francese che guarda ai maestri emiliani contemporanei, come Guercino e Bononi. Cresciuto nella bottega del padre, degna di un set di Peter Greenaway, una volta terminato l'apprendistato presso il maestro Melchior van Avont intraprende, giovinetto, il viaggio in Italia, probabilmente attraverso la mediazione del potente nunzio di Fiandra, il ferrarese Guido Bentivoglio. I documenti, per la maggior parte inediti, ci raccontano di un carattere non mite che condusse a frequenti alterchi sfociati in processi e a uno stupro ai danni della giovane servetta Dorotea. Quegli stessi documenti, atti notarili e contabili, testamenti e inventari, ci permettono di ricostruire, inoltre, il patrimonio, le committenze e il network sociale e professionale del pittore, assieme ad una avvincente saga familiare catturata nell'arco di un secolo, tra il 1588 e il 1689, tra le Fiandre e l'Emilia. Il volume ripercorre le tappe di questa vicenda, ed è arricchito da un saggio di Enrico Ghetti che ricostruisce il probabile soggiorno romano del pittore sullo sfondo della grande avventura caravaggesca. Completano i saggi il primo catalogo sistematico delle opere del pittore e una ricca appendice documentaria, che ci restituisce la parabola umana e artistica di un degno ed altrettanto curioso rappresentante del barocco internazionale.